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venerdì 10 giugno 2011

Oggi faccio un pò lo sborone citando un filosofo

Manlio Sgalambro: paroliere di Battiato per qualcuno, filosofo criptico per qualcun'altro, un gran figo per nessuno.
In un suo libricino," Teoria della canzone " -che dovete assolutamente leggere tutto-così mi spiegate cosa c'è scritto- Manlio Sgalambro ci dice una cosa: ci dice che le canzoni più che un'estetica hanno un'Ethos, ovvero una canzone non è soltanto bella o brutta, ma anche, e soprattutto, buona o cattiva.
Ho scomodato Sgalambro perchè trovo che questo concetto sia particolarmente calzante per noi tangueri: quando ascoltiamo un tango che "ci piace" l'emozione che proviamo non è legata solo all'estetica: il  " bello 'sto pezzo " diventa riduttivo.  Dentro di noi si muove altro, è un sentimento di bontà, di tristezza, di giustizia, dolore...ho diversi amici che possono piangere ascoltando dei tanghi, e alcuni di loro sono anche persone normali.
A me in milonga è capitato di incontrare persone che vorrei ammazzare ma se c'era una tanda particolarmente buona giuro che mi calmavo. Poi torno ad odiarle, ma per un pò quella tanda mi rende più dolce.
Questo succede anche con le esibizioni: alcuni ballerini ci trasmettono forti emozioni non solamente perchè c'è una tecnica straordinaria ma perchè dietro e dentro dei movimenti estetici/estatici ci sono delle pulsioni di odio, amore, dolcezza, potenza che possono far vibrare la milonga.
Lo so che parliamo di aria fritta, che sembrano discorsi new age "cioè c'è un'energia questa sera psichedelica " ma volevo dire che l'altra sera ho visto un'esibizione, non so se il video trasmetterà quelle sensazioni, ma alla fine del primo pezzo avevamo tutti la pelle d'oca e la mia ragazza mi ha baciato.
Buona visione.