Pagine

domenica 15 gennaio 2012

Strategie per un no migliore.


C'era una volta un giovine tanguero novizio,
che fosse giovane si notava subito: a quei tempi il tango era pratica esclusiva di patriarchi e/o timorati di Dio (l'ultima volta che aveva pregato Dio fu all'asilo quando l' implorò inutilmente di riparare i cocci del regalo di Natale che aveva fatto per suo padre. Quella per lui fu la prova inconfutabile dell'assenza, o quantomeno del menefreghismo di Dio).
Anche che era un novizio si notava: non masticava bene i codici della milonga, durante le prime uscite attraversava la pista, parlava mentre ballava e non rispettava la ronda. Ma imparava in fretta, e non ripeteva lo stesso errore due volte.
Il novizio, che per comodità chiameremo il giovine tanguero novizio, si lanciava spesso in imprese improbe: quando c'era un passo semplice da imparare lui lo rendeva difficile modificandolo con millanta variazioni, di tempo e di spazio, ma il meglio di se lo dava in milonga: invitava tutte le ballerine che c'erano, soprattutto le più brave, senza pudore.

Una sera il giovine tanguero novizio si presentò al tavolo della maestra, che per comodità chiameremo la maestra antipatica. L'aggettivo non è gratuito: la maestra antipatica era conosciuta per ballare solo con : maestri, argentini e maestri argentini.
Il suo no fece rumore, almeno nel giovine tanguero novizio; ne aveva ricevuti tanti di no, e altri ne avrebbe ricevuti, ed ogni volta si diceva " oggi è no, ma aspetta un anno e vedrai" oppure se era una ballerina molto brava si diceva "aspetta due anni e poi vedrai"; ma il no della maestra antipatica lo colpì, il tono della voce e gli occhi gli stavano dicendo: " come osi rivolgermi la parola sperando che io balli con una pulce come te? ". Allora il giovine tanguero non si disse "aspetta due anni e vedrai", lui da quel giorno tutte le volte che trovava la maestra antipatica andava al suo tavolo e le chiedeva di ballare.
E ogni volta, sicuro come la morte, arrivava un no.

Poi venne il festival e si ballava per quattro sere consecutive, e c'erano tanti bravi ballerini, e lui tutte le sere andava ad invitarla, una volta ogni sera, ed ogni volta era un no. Poi la settimana di seguito, senza tregua, tutte le sere invitava la la maestra antipatica che si vedeva che iniziava ad essere insofferente (la pulce prudeva, eh), e lui ogni volta si armava di un sorriso sempre più grande e tornava ad invitarla.

Una sera di maggio la maestra antipatica cedette e gli disse di si (forse era di buon umore) (o forse sperava di toglierselo dalle scatole) (chissà).
Ballarono, una tanda. Alla fine della tanda lui sciolse l'abbraccio dolcemente e la ringraziò, mentre la riaccompagnava al tavolo (imparava in fretta la buona creanza) la maestra antipatica gli disse: "lo sai che non balli così male, invitami pure quando vuoi".
Il giovine tanguero novizio leggermente arrossì e le sorrise, e mentre sorrideva e arrossiva si diceva: "col cazzo".