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sabato 13 agosto 2011

Quatro palabras con Florin


Ecco la nostra prima-e speriamo ultima-intervista, ed è con il dj delle maratone europee: Florin Bilbiie. 


PausatangoPresentati ai lettori del nostro blog.

Florin: Florin, “dilettante” (nel senso proprio) di tango; Parigino-Rumeno.  E nel tempo lasciatomi libero graziosamente dal nostro Signore (il Tango), anche professore e ricercatore di (Macro)Economia.



P: Com'é stato il tuo incontro col tango?

F: Quanto tempo hai? ;) Vabbe’, cominciamo ... Come
per tutti, immagino, ci sono stati vari episodi “fondatori”.
Adolescente,  in Romania, ero molto attirato dal periodo interbellico,
dal suo fervore intelettuale. C’e’ da dire che e’ stato il periodo di
gloria del mio paese, e di Bucarest in particolare. Ho sempre pensato
che avrei dovuto vivere in quel periodo, e stavo leggendo tutto quello
che mi capitava in mano sull'argomento. Tra le cose che leggevo e le storie che
sentivo dai pochi sopravvissuti c’erano racconti sui balli e sui
cantanti di tango di quel’epoca (Gion, Cristian VasileZavaidoc, Jean
Moscopol, etc.). 
Piu’ o meno nello stesso periodo ho scoperto Borges e
mi sono innamorato. 
Tre: poco dopo, nel 1999, ero in Inghilterra a studiare, ed una domenica 
stavamo tornando in bus da un’escursione a Cambridge, 
assieme ad alcuni colleghi tra i quali un argentino di nome
Carlos. Lui stava accanto a me, ascoltando nelle cuffie della musica,
e sembrava fosse in un’altro mondo. Gli ho chiesto cosa ascoltava e mi
ha fatto sentire. Era, ovviamente, tango – ed ha toccato una corda in
me che non sapevo nemmeno esistesse. Da allora è cominciato un lungo
periodo di gestazione, nel quale ero convinto che il tango fosse “il
mio ballo”, ma avevo quasi paura di cominciare a impararlo. In questo
periodo mi sono messo a leggere ed ascoltare molta musica. Nel 2000 ho
fatto i primi passi a Firenze (!), mi sono spaventato di quello che
sentivo (non ero pronto), ho smesso per qualche mese, ricominciato
grazie ad una cantante incontrata per caso (Virginia Veronica) che mi
ha fatto capire una cosa che ora sembra talmente ovvia: che le
sensazioni che avevo erano piu’ dovute alla musica, che alla donna che
avevo tra le braccia, e poi non ho piu’ smesso e, penso ora, non
smetterò mai.

P: come hai cominciato a fare il dj?

F: L’amore per la musica era li’ dall’inizio, bisognava solo coltivarlo. 
Ho avuto, gia dal 2000, tante discussioni sulla musica con Valter Sambi 
( appassionato di tango che viveva a Firenze, non so dove sia ormai ) 
e sopratutto con Felix Picherna che stava a casa mia quando visitava Firenze,
il che’ succedeva abbastanza spesso. Però la prima volta che mi sono messo ‘ai
fornelli’ era penso nel 2002, ed e’ capitato per caso. C’era una
serata di tango di mercoledì, Casa del Ritmo STUD (un circolo ARCI dove
di solito andavano gli immigranti latino-americani), nell’Oltrarno a
Firenze, organizzata dai miei carissimi amici e maestri dell’epoca,
Julian Elizari e Lucila Segura, che vivevano a Firenze. Una sera,  mi
hanno chiesto all’ improvviso se volevo passare in console mentre
loro si ballavano qualche tanda. Mi ricordo di aver messo tanti di quei
Tanturi-Campos del disco ‘Una Emocion’, perche’ mi piacevano troppo e
non sapevo quali scegliere...ora mi fa ridere. Comunque, ho preso
gusto e dopo ho messo la musica li’ qualche volta, però senza
prenderlo troppo sul serio. Sono partito poi a Oxford nel 2004, e lì
ho cominciato a farlo piu’ seriamente – sia in una milonga locale che,
sopratutto, nelle milongas a Londra organizzate dalla mia amica
Eleonora Simoes. Dopo un passaggio negli Stati Uniti, mi sono
trasferito a Parigi nel 2007, dove ho cominciato a farlo molto piu’
intensivamente di quello che avrei pensato, viaggiare a festivals e
maratone, etc.

P: chi é il dj di tango?

F: Il DJ e’ la persona piu’ importante in una serata. Punto. Puo rovinare
una serata, come puo renderla eccezionale.  

P: Qual'é la qualità essenziale che deve avere un musicalizador?

F: guarda, e’ paradossale... una qualità ovviamente importante, anzi sine
qua non, è il buon gusto. Pero’ forse la qualita’ principale e’ di
riuscire a fare abstrazione del proprio gusto.  Cioe’, di essere
empatico con i ballerini, e mettere la musica che loro vogliono
ballare in quel momento, piuttosto che quella che il DJ vuole
ascoltare. Sembra ovvio, ma e’ la cosa piu’ difficile: provare ad
entrare nella testa, nel cuore, nell’anima dei ballerini; alla fine e’
una cosa molto intima. E l’assenza di questa empatia da parte del
DJ si traduce in serate o pessime o al massimo mediocri.

P. Tu parli di buon gusto,ma ogni dj pensa di avere buon gusto, ma sappiamo tutti che non è così...quindi chi decide il buon gusto? la gente? la moda? i cachet ? :)

F. il buon gusto non so veramente cosa sia; è come dire "ci vuole del talento"; pero il cattivo gusto si riconosce velocemente :) 


P:...credo di capire cosa dici...




  Con che criterio organizzi la tua serata ?

F:Mah, ogni serata e’ talmente diversa da un’altra! Pero sono convinto
che ci debba essere un “filo conduttore”, una base fatta di
“classici”. Poi, su questa base si possono aggiungere le “chicche”, le
“trovate” – la dose ed il timing cambiano tanto da una serata
all’altra, e dipende dal “pubblico”. Non e’ un principio, ma una
domanda che spesso aiuta porsi come DJ: “se ora fossi in pista, cosa
vorrei ballare”?  Per me, l’unico criterio generalmente applicabile
(ma troppo ambiguo, siche’ poco utile alla fine) e che ci sia “flow”,
il che’ nel senso piu immediato vuol dire che il ballo sia fluido. Che
la pista sia il piu’ piena possibile, pero’ che allo stesso tempo la
circolazione sia buona. Secondo me la musica e’ forse ancora più
importante che il “livello” di ballo, per ottenere questo. Un’altro
ingrediente fondamentale e’ la varieta’. Nessuno vuole ballare
“D’Arienzo” tutta la sera – o anche per un’ora di seguito, come
nessuno vuole ballare “Pugliese” tutta la sera – o anche per un’ora di
seguito; sembra ovvio, ma ho passato tantissime serate ad aspettare
per ore una tanda di, per esempio, Di Sarli (lenti), Fresedo, Calo,
Tanturi-Campos, D’Agostino – senza che arrivasse. Poi però, cosa vuol
dire ‘varieta’, dipende dalla situazione – e’ un giudizio che si deve
fare caso per caso. Aggiungerei solo che a volte il DJ deve mettere
cose che tengono certi ballerini fuori dalla pista ...

P: La "tanda perfetta" esiste?

F: E` veramente stupefacente che tu mi ponga questa
domanda! Ti spiego perche’: fino a poco tempo fa’, avevo nel mio iPod
una ‘playlist’ intitolata “perfectanda” (!), dove aggiungevo pezzi
‘particolari’ (che ne so: versioni rare di pezzi conosciuti, oppure
cantati in altre lingue che lo spagnolo, etc.); poi ad ogni volta
facevo una tanda utilizzando quattro pezzi di questa playlist. Ormai
la playlist non c’e’ piu’ nel mio iPod (sarebbe troppo lunga,
centinaia di pezzi!), pero c’e’ sempre nella mia testa. Vabbe’, questa
e’ un anedotto. Per tornare alla tua domanda, la “tanda perfetta”, uno
la deve cercare ad ogni singola tanda: cioe’, la tanda perfetta per
quel momento. Stiamo lavorando con l’effimero ...

P:  Se potessi entrare nella testa di un dj chi sarebbe e perché?

F:Tutti i DJ che mettono musica che sembra suonata dalla stessa
orchestra (anche se la musica stessa e’ bella) - per capire perche’. E
tutti quelli che mettono musica addirittura brutta  - per capire come
si fa, con tanti Chilometri di musica eccezionale.

P: La tua serata peggiore?

F: La mia serata peggiore come DJ: assolutamente l’EtnaParty del 2008,
organizzata dal mio amico Ciccio (il grande cuore del tango Europeo).
Era una delle mie prime volte a mettere musica in un’evento
‘internazionale’ in Europa. C’erano lì due personaggi (dei quali non
farò il nome), che hanno mandato una terza persona (poco dopo che
avessi attaccato) a chiedermi di mettere salsa. Io mettevo musica tra
l’una e le quattro della mattina, e non mi sembrava il momento giusto.
Poi, il principio stesso di chiedere musica approfittando del loro
‘status’ per poter esibirsi (perche’ si trattava ben di questo) mi
faceva incazzare.  Sicome ho rifiutato, questi si sono messi ad
urlare, a dire che la musica era schifosa, e creare un’atmosfera
ostile in generale. Sicome io sono testardo, sono andato esattamente
nell’altro senso ed ho cominciato ad esagerare: molte cose anni 20 –
inizio 30, Piazzolla, e non-tango. Quasi per sfidarli. Però ho
sbagliato, perche’ avevo una responsabilita’ ed avrei dovuto rendermene
conto. Cosi ho perso il controllo e rovinato una serata ( vabbe’, con
l’aiuto prezioso dei due personaggi, pero’ alla fine la
responsabilita’ era mia ). Se la situazione si riproponesse pero’,
cambierei certe cose; pero la salsa non la metterei ...

P:  Altre richieste assurde?

F: Richieste assurde: ah, ne ho una bella. In piu’, tu c’eri (!!!), proprio
difronte a me (C’e’ un video su Facebook, ma l’episodio non si
capisce). Sitges, 2009, verso le 10-11 della mattina sul Paseo, quando
il mio iPod stava morendo dopo piu’ di 10 ore di DJing ‘fatto a mano’,
con l’iPod. Annuncio l’ultima tanda, ed uno (tra l’altro musicalizador
pure lui ) dal mezzo della pista, mi grida: “ma magari metterai anche
tipo Di Sarli anni 40, no”? Ottimo suggerimento fu il suo, solo che
proprio la tanda precedente, che aveva appena ballato, era ... Di
Sarli anni 40, e dei piu classici, cantati da Rufino: Corazon, etc.
(vabbe’, Corazon e’ del 11 dicembre 1939, ma non credo si riferisse a
questo ...).

I: L'evento più bello al quale hai partecipato:

F:E’ impossibile dirti quale e’ l' evento piu bello al quale abbia
partecipato. Il primo Sitges non si dimentica mai ... o almeno per
un’epoca era cosi, ultimamente e’ molto decaduto sicche’ forse non e’
piu’ tanto speciale nemmeno per chi ci và la prima volta. In piu’, con
l’esplosione delle maratone ... Pero’ quel momento all’alba sul Paseo,
quando senti che il sole salirà dietro la chiesa e cominci a ben
vedere il mare ...

















non so, c’e’ un’energia pazzesca, ed é inimitabile.
Tu sai bene di cosa parlo ...
 
P:  Ci puoi descrivere 3 orchestre abbinando ognuna ad un piatto?

F:..
  ...Ci ho pensato troppo tempo, il che’ forse vuol dire che non e’ una
domanda giusta per me... questa metafora non mi ispira, forse perche
sono troppo abituato a pensare ad una intera serata come a cucinare un
piatto.

P: Arriva il diluvio universale e puoi salvare una sola orchestra,
quale salvi?

F :Domanda impossibile. Ti rispondo solo se posso risponderti poi ad
un’altra domanda che mi faro da solo.
P:Ok
F: Canaro, mi spiego perché.
Perche’ in Canaro c’e’ quasi tutto. Tra tutte le orchestre, attraverso
le epoche, e’ quella che contiene piu’ varieta’. Forse perchè lui era
tanto ‘commerciale’, non lo so – d’altronde forse e’ per questo che non
e’ tanto amato da molti Argentini. O forse perche’ era Uruguayo ...
Scherzo, ovviamente. 
Secondo me le ragioni per cui Canaro e’ odiato da
certa gente sono: uno: è diventato troppo ricco ed era troppo popolare
(“da bene” . Non amare cio’ che si reputa commerciale, fa “coltivato”);
secondo: ignoranza: quella gente infatti non conosce Canaro in tutta la sua
complessita’ e varieta’. Comunque  si, e’ una domanda impossibile.
Potrei risponderti “Di Sarli” (come ti aspettavi ) o infatti
qualsiasi altra orchestra maggiore, con argomenti ugualmente validi.
Allora, per me la domanda forse piu legittima e’ questa (che in un
certo senso e’ l’immagine allo specchio della precedente): “se dovessi
cancellare tutto quello che ha fatto un’orchestra, quale NON
lasceresti toccare”. Allora la risposta sarebbe “Pugliese, Troilo, e
ancora Di Sarli”. 

P: e perchè?

F: perche non sono rimpiazzabili da
nessun’altra orchestra.   Perchè senza queste orchestre il tango
sarebbe molto diverso, molto piu povero (ripensandoci,  aggiungerei
pure Fresedo). Si potrebbe invece fare a meno di qualsiasi altra
orchestra, anche se sarebbe doloroso.
 
P: Mixare le orchestre, eresia?

F: Assolutamente NO. Io per primo l’ho sempre fatto ( il che’ non vuol dire
che per altri non sia un’eresia). L’importante e’ che non  risulti
‘scioccante’, che non confonda i ballerini, che non rompa il “flow”.
Che ci sia un filo conduttore. Quello che invece NON farei, e’
mischiare per esempio Tanturi cantati da Campos con altri cantati da
Castillo. Pero’ ancora una volta, non e’ una regola generale (non c’e’
nessuna regola generale ...).

P: C'è qualcos'altro che vuoi aggiungere di cui non abbiamo parlato?

F:Si. C’e’ una teoria, molto rispettabile tra l’altro, che sento a volte
in giro. “Se certi pezzi sono sconosciuti, c’e’ una ragione, etc.”.
Cioe’, bisognerebbe mettere solo cose “conosciute”. Non e’ del tutto
sbagliato, ma quasi – e vorrei spiegare il mio punto di vista sul
perche’. Inanzitutto, se fosse vero, balleremo ancora tutti sulla
stessa playlist di 10-15 anni fa. C’erano pochi dischi in circolazione
larga, avevano tutti gli stessi, e mettevano tutti quasi la stessa
musica: quasi solo anni 40, e un po di 30 sul tardi e 50 sul presto (
grosso modo,  Epoca de Or). Negli ultimi anni (pochi!) c’e’ stata
un’esplosione. Tantissimi nuovi dischi hanno visto la luce del giorno
e sono diventati accessibili molti pezzi fino ad allora sconosciuti –
non perche brutti o imballabili, ma perche’ ce li avevano in pochi! E
spesso si trattava di collezionisti di Buenos Aires o d’altronde
(Giappone, Parigi, Italia, etc) che non erano musicalizadores.
Questo vero “Rinascimento” (che occorre simultaneamente con un vero
rinascimento nel ballo, ma questo e’ un’altro discorso) doveva
riflettersi nella musica che sentiamo nelle milongas. Io credo che il
ruolo di un musicalizador sia anche quello di far scoprire ai
ballerini della musica “nuova”. Della musica che, a volte, e’ “piu
bella” dei greatest hits del momento, anche se ci si mette del tempo
ad abituarsi. Comunque i gusti cambiano, ed il Dj deve essere anche un
formatore di gusti, nonche’ di adattarsi ai cambiamenti. Certo, questo
non vuol dire che bisogna esagerare – il segreto e’ sempre nel trovare
le dosi giuste, un po’ come nella cucina o nella profumeria. C’e’ chi
lo sa fare meglio, e chi no. E per chi non lo sa fare, allora la
teoria iniziale si applica a cento per cento: e’ sicuramente meglio
che passino solo cose gia’ accettate dall’establishment!
Pero io rifiuto questo argomento in generale – la prova ultima e’ che
moltissimi dei ‘greatest hits’ di oggi erano o del tutto sconosciuti o
semplicemente ignorati 10 anni fa (potrei farvi degli esempi fino a
domani, ma pensate a “La melodia del corazon” di Donato). E tra 10
anni saranno ancora diversi. Il tango e’ vivente, cresce, evolve
(e’ questo a volte vuol dire: “e’ ciclico”), e nessuno può porre
limiti artificiali –nella musica come nel ballo.

P: Dove hai trovato l'adesivo con la pera?

F:Ho sentito tante volte da vari ‘colleghi’ ed amici musicalizadores
“BISOGNA che passi a Mac”, ed era ed e’ talmente “trendy” di avere la
mela luminosa sul computer, che mi sono detto che era il tempo di fare
un ‘statement’. Ho avuto quest’idea della pera, che ho poi trovato su
internet (perche’ raramente un’idea e’ nuova :).



Pausatango: grazie Florin, è stato un vero piacere.


Florin: grazie a te.