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giovedì 19 gennaio 2012

Tutto il tango minuto per minuto

Dalla casa parto lesto,
chiudo il sacco con un gesto,
in milonga arrivo presto
per ballare un pò di più.

Pago il ticket all'ingresso,
costa che viene un collasso,
ho bisogno di un espresso
correggiuto con il rum.

Com'è fitta la milonga,
non c'è scranno che sostenga,
mi sento come un'aringa,
sudo come Belzebù.

Il diggei mette il D'Arienzo
che ascoltavo in pausapranzo,
sembrerebbe quasi sbronzo...
per cortina mette i Pooh!

Ma la musica mi gusta,
mi son rotto della siesta:
tosto cerco quella giusta
for one tanda, forse two.

Nella zona un pò più rada
vedo una che mi aggrada,
così faccio una mirada
come Brando alla tv.

La donzella, niente male,
ha capito il mio segnale,
si leva dallo schienale
e il suo whisky butta giù.

Cosa faccio, parlo? Taccio!
Le sorrido e poi l'abbraccio.
Un suo riccio, sul biondiccio,
nel naricio sale su.

Mi trattengo lo starnuto:
non vorrei sembrarle bruto
tantomeno un ammalato
defilato da un igloo.

La fanciulla è principiante,
marcia come un'elefante.
Io che sono un pò birbante
sbircio fra i seni all'insu'.

"Sei commosso per la tanda?"
Mi sorprende la domanda;
che la lacrima risplenda
d'incertezze non vi è più.

"E' il mio tango preferito"
dico con tono contrito,
mentre ho il suo tacco infilzato
nel ditone color blu.

"Che romantico-mi adora-
perchè non balliamo ancora?",
ma quel vaso di Pandora
ora è peggio di un tabù.

"Per stasera faccio basta"
dico uscendo dalla pista.
Questo ballo è cosa tosta,
me ne vado a Malibù.

Ma la gita è breve assai
e anche se passo li guai
dal tango più non fuggo ormai,
lui ed io ci diam del tu.


domenica 15 gennaio 2012

Strategie per un no migliore.


C'era una volta un giovine tanguero novizio,
che fosse giovane si notava subito: a quei tempi il tango era pratica esclusiva di patriarchi e/o timorati di Dio (l'ultima volta che aveva pregato Dio fu all'asilo quando l' implorò inutilmente di riparare i cocci del regalo di Natale che aveva fatto per suo padre. Quella per lui fu la prova inconfutabile dell'assenza, o quantomeno del menefreghismo di Dio).
Anche che era un novizio si notava: non masticava bene i codici della milonga, durante le prime uscite attraversava la pista, parlava mentre ballava e non rispettava la ronda. Ma imparava in fretta, e non ripeteva lo stesso errore due volte.
Il novizio, che per comodità chiameremo il giovine tanguero novizio, si lanciava spesso in imprese improbe: quando c'era un passo semplice da imparare lui lo rendeva difficile modificandolo con millanta variazioni, di tempo e di spazio, ma il meglio di se lo dava in milonga: invitava tutte le ballerine che c'erano, soprattutto le più brave, senza pudore.

Una sera il giovine tanguero novizio si presentò al tavolo della maestra, che per comodità chiameremo la maestra antipatica. L'aggettivo non è gratuito: la maestra antipatica era conosciuta per ballare solo con : maestri, argentini e maestri argentini.
Il suo no fece rumore, almeno nel giovine tanguero novizio; ne aveva ricevuti tanti di no, e altri ne avrebbe ricevuti, ed ogni volta si diceva " oggi è no, ma aspetta un anno e vedrai" oppure se era una ballerina molto brava si diceva "aspetta due anni e poi vedrai"; ma il no della maestra antipatica lo colpì, il tono della voce e gli occhi gli stavano dicendo: " come osi rivolgermi la parola sperando che io balli con una pulce come te? ". Allora il giovine tanguero non si disse "aspetta due anni e vedrai", lui da quel giorno tutte le volte che trovava la maestra antipatica andava al suo tavolo e le chiedeva di ballare.
E ogni volta, sicuro come la morte, arrivava un no.

Poi venne il festival e si ballava per quattro sere consecutive, e c'erano tanti bravi ballerini, e lui tutte le sere andava ad invitarla, una volta ogni sera, ed ogni volta era un no. Poi la settimana di seguito, senza tregua, tutte le sere invitava la la maestra antipatica che si vedeva che iniziava ad essere insofferente (la pulce prudeva, eh), e lui ogni volta si armava di un sorriso sempre più grande e tornava ad invitarla.

Una sera di maggio la maestra antipatica cedette e gli disse di si (forse era di buon umore) (o forse sperava di toglierselo dalle scatole) (chissà).
Ballarono, una tanda. Alla fine della tanda lui sciolse l'abbraccio dolcemente e la ringraziò, mentre la riaccompagnava al tavolo (imparava in fretta la buona creanza) la maestra antipatica gli disse: "lo sai che non balli così male, invitami pure quando vuoi".
Il giovine tanguero novizio leggermente arrossì e le sorrise, e mentre sorrideva e arrossiva si diceva: "col cazzo".


Visioni celestiali

-Mi piace ballare con te, mi fai sentire il coro degli angeli.
-Se non togli quel tacco dieci dal mio piede sentirai pure la bestemmia della madonna.

buona domenica da pausatango

mercoledì 11 gennaio 2012

Buena suerte.

-Hai sentito che pavimento stasera? Questo è VERO PARQUET: morbido, denso, ti lascia scivolare delicatamente, ma ti tiene attaccato a terra: così soffice che sembra quasi di planare.
Però peccato per questo odore...
-infatti hai pestato una merda!


mercoledì 4 gennaio 2012

Piercing

 Carlo aveva l'abitudine di canticchiarle dolci parole mentre ballavano, finchè lei,  con indubbio disappunto, gli azzannò un orecchio.

lunedì 2 gennaio 2012

Piccoli tangueri crescono

- Luigino, e tu cosa vuoi fare da grande?
- Il creatore.