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domenica 22 gennaio 2017

Il collezionista.

Alvaro Basticoni lavorava nel reparto vendita di una grande multinazionale americana, o almeno questo era ciò che diceva in milonga. E non si può dire neanche che mentisse dato che faceva il cassiere nel mac Donald’s dell'uscita Foligno est. Nessuno in milonga sapeva esattamente che lavoro facesse Alvaro, e nessuno tra suoi colleghi sapeva che dietro quella divisa c'era uno dei più grandi collezionisti di tanghi al mondo.
La storia é questa.
Tutto cominciò per caso, un giorno andando al lavoro Alvaro aveva acceso la radio e aveva sentito un pezzo che una cosa così bella non l’aveva mai sentita. Fu letteralmente stregato da questa melodia, rimbambito al punto che il nome non l’aveva neanche capito, ma una parola l'aveva colta, una sola ma fondamentale: “tango”. Così tornato a casa aveva iniziato a cercare quella canzone dappertutto. E poi comprò un disco, e poi un altro, e poi un altro... ma quella canzone niente, non usciva fuori. 
Poi aveva sentito che ci sono posti dove ci sono persone che ballano i tanghi, e si era detto Magari li lo trovo, e aveva iniziato ad andarci, e dopo un poco che ci andava aveva iniziato pure a ballare. Ma nonostante andasse tutte le sere a sentire dj diversi, nonstante tutte le ricerche effettuate, di quel pezzo non c’era traccia. Nel frattempo era venuto in possesso di una certa quantità di tanghi, e la cosa si era saputa al punto che quando un dj cercava una rarità il primo a cui chiedeva era Alvaro.E Alvaro rispondeva sempre nello stesso modo “si, ce l'ho, e tu ce l'hai quella canzone che fa lalalllaaa lalala…” ma niente, nessuno ce l’aveva.
Poi un giorno a lavoro mentre stava salando le patatine fritte, ad Alvaro successe una cosa che non era mai successa: ad Alvaro cadde la saliera per terra. Radio mac Donalds in quel preciso momento stava passando quella canzone, non c’erano dubbi, era quella. Alvaro non stava più nella pelle, ma nel trambusto della cucina non sentiva niente allora corse nella sala ma nella sala c’era un compleanno e casino e allora salì su una sedia per essere più vicino alla cassa e mentre intimava a quei discoli che gli gridavano attorno di calmarsi “zitti cazzo che vi infilo nella friggitrice" Il clown e il manager di turno lo afferrarono e buttarono fuori, impedendogli di ascoltare la fine della canzone.
Solo e abbandonato Alvaro camminava lungo la tangenziale, le labbra si muovevano ma neanche lui poteva dire cosa stessero mormorando.
Si ritrovò seduto in milonga, con lo sguardo fisso a terra, le labbra che tremavano ancora, si sentiva spossato ...ma proprio in quel momento,aspetta, non é possibile, ancora lei, ancora quella canzone, il dj la stava passando proprio in quel momento, non era possibile. 
Respirò a fondo. Con calma andò verso la consolle. C'era dj Dembo, quello che una volta Alvaro gli sentì dire che Pugliese era un nome d'arte, in onore delle sue origini italiane, a quanto pare Pugliese aveva una "mamma foggiana" secondo le sue fonti argentine...  “Ciao Alvaro, ma che ci fai vestito da mac donald, mica é carnevale?”,  “Ah si, senti, come si chiama questo tango?” “ma mi prendi per il culo? davvero fai?” “Mai stato più serio”, "A proposito, stavo cercando un pezzo...“ "Prendi qua, sono le chiavi del mio garage, ci sono tutti i miei tanghi, prendili, frega un cazzo. Dimmi solo come si chiama questa canzone".
La mano tremante del Dj mise la chiave in tasca. " Non é un tango, é un mambo: Alva', questa é la cortina”.